Il titolo del mio lavoro:
Prisma Quantico
Il Riassunto:
Un prisma non è un oggetto che si veda. Non è neanche un soggetto che ci parli: ne è l’unione, è l’atto stesso di comprendere, è l’oggetto che si rivela al soggetto nelle sue intime essenze, e sveli le proprie innumerevoli luci. Ognuno di noi può diventare un prisma: ha bisogno di un percorso. Questo che si offre lo può essere: è la travagliata storia di una coscienza (tante coscienze) che scopre le leggi del mondo. Per farlo dovrà diventare un prisma quantico, e un camaleonte. Sono analoghe rappresentazioni di una realtà primitiva, congiunta con la natura, che progressivamente abbandona la paura di tutto, il senso di inadeguatezza e i tormenti dati (o non dati) dalle cose. L’estraneità, l’essere in continua ricerca di vuote sostanze con cui riempirsi, così in contrasto con una scienza che proponga forme immutabili, sparirà. “Se pensate di aver capito la meccanica quantistica, in realtà non avete capito nulla”, sentenziava il fisico Feynmann il secolo scorso. Il senso della scienza contemporanea è forse proprio il non avere senso, il ricercare sempre un significato, una nuova assurdità che assurga a sua base, come farebbe un grande individuo vivente. Occorre aprire i nostri orizzonti a tale pensiero umano, troppo umano. I quanti, gli arzigogoli e le leggi, non sono diversi da noi: dobbiamo solo capirlo. Prisma quantico è un viaggio, un adagiarsi su quel che ci circonda, un ascoltarne tutti i messaggi come rivelazioni, un continuo saltare di qualità: un dispiegarsi di soggetto ed oggetto nelle loro relazioni come in bande di colore. È il vedere, capire e applicare, da bravi scienziati, la fisica nuova alla vita, alla NOSTRA vita, alle nostre emozioni, e alla morte, per non provare terrore di tutto, o sentirsi avviliti da una natura mai ostile. Il termine dello sviluppo è possibile, è un nuovo individuo, più uguale agli oggetti che prima. Basta solo iniziare